Pazzesco!! Dell'Utri e Previti sotto scorta


«COSA NOSTRA CERCA OBIETTIVI SIMBOLICI PER AZIONI DELITTUOSE» Informativa del Sisde: reazione per il 41 bis ROMA DUE informative riservate del 17 e del 19 luglio, inviate dal direttore del Sisde, Mario Mori, ai vertici dell´Arma dei carabinieri, della Finanza e della Polizia, lanciano l´allarme sul rischio di una reazione violenta di Cosa nostra alla decisione del governo (e dell´opposizione) di stabilizzare il 41 bis, il carcere duro per i mafiosi. In queste informative, il Sisde ipotizza che sotto tiro, obiettivi a rischio di un´azione militare della mafia, siano finiti due parlamentari di Forza Italia: il senatore Marcello Dell´Utri e l´onorevole Cesare Previti. Gli investigatori stanno «analizzando» l´attività professionale di sette avvocati parlamentari siciliani, per avere un quadro dei «clienti» degli stessi, che potrebbero essere possibili destinatari dei messaggi-proclami lanciati nei giorni scorsi dai detenuti ristretti al 41 bis. Nella prima informativa, il Sisde analizza il proclama letto il 12 luglio scorso, nel corso di un dibattimento in un processo a Trapani, dal boss Leoluca Bagarella, cognato di Totò Riina, ricordando anche la lettera aperta inviata il 28 marzo scorso dal boss Pietro Aglieri al procuratore nazionale antimafia, Pier Luigi Vigna, e al procuratore di Palermo, Piero Grasso, nella quale si cercava di aprire un «dialogo» con lo Stato. Bagarella, in quella occasione, naturalmente a proposito del 41 bis, gridò che i detenuti sottoposti al cercere speciale erano una sorta di «merce di scambio tra le varie forze politiche». Secondo l´informativa del Sisde, Cosa nostra potrebbe individuare, nel breve o medio periodo, alcuni obiettivi «simbolici» per azioni delittuose, verosimilmente personalità politiche. E il direttore del Sisde, Mario Mori, indica esplicitamente i nomi dell´onorevole Cesare Previti e del senatore Marcello Dell´Utri sulla base della loro «vicinanza» al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. I due, secondo il Sisde, «non sono in grado» di suscitare, nel momento in cui siano colpiti, una reazione da parte dell´opinione pubblica simile a quella del `92, dopo le stragi Falcone e Borsellino, perché - sottolinea sempre l´informativa -, «come è noto», sono oggetto e al centro di inchieste e processi giudiziari. Il proclama di Bagarella, dunque, fa ipotizzare alla nostra intelligence la possibilità che Cosa nostra possa eseguire un delitto eccellente. Nella seconda informativa, inviata il 19 luglio, il Sisde commenta e analizza la lettera appello inviata da diversi detenuti al 41 bis al segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, dal carcere di Novara. In quella lettera, sottoscritta da diversi boss mafiosi come Salvatore Madonia e Cristoforo Cannella, si rendono note le ragioni della protesta contro il trattamento del 41 bis. «Dove sono - si chiedono i firmatari della lettera - gli avvocati delle regioni meridionali in cui più sono i detenuti sottoposti a questo regime (il 41 bis, ndr) che hanno difeso molti degli imputati di mafia, e che ora siedono negli scranni parlamentari, e sono nei posti apicali di molte commissioni preposte a fare queste leggi? Loro erano i primi, quando svolgevano la professione forense, a deprecare più degli altri l´applicazione del 41 bis. Allora svolgevano la professione solo per far cassa». Nella informativa, il Sisde rileva che «in ambienti di interesse» la lettera dei detenuti di Novara viene interpretata come indicativa della richiesta agli esterni di pianificare «azioni delittuose». Una tesi sulla quale non tutti gli investigatori si ritrovano d´accordo, perché - rilevano in sostanza - «la Cosa nostra che fa riferimento ai Corleonesi al 41 bis, non sarebbe in grado, dal punto di vista militare, di pianificare un omicidio politico-terroristico». Sempre alcuni investigatori ipotizzano che «il messaggio di Bagarella, con quel suo riferimento alle varie forze politiche, potrebbe annunciare che qualche mafioso, non direttamente i capi, potrebbe raccontare segreti indicibili sulle promesse e le trattative intavolate in questi anni da esponenti politici di diversi partiti». Di certo, l´informativa del Sisde ha portato alla decisione di dare la scorta al senatore Marcello Dell´Utri. Contemporaneamente, però, gli investigatori stanno analizzando la situazione di diversi avvocati-parlamentari che sono stati indirettamente chiamati in causa nella lettera dei detenuti di Novara. In particolare, si sta cercando di avere un quadro reale dell´attività professionale, cioé dei «clienti» degli stessi legali. E questo lavoro riguarda intanto sette parlamentari di Forza Italia, Alleanza nazionale e dell´ Unione di Centro. I sette avvocati-parlamentari sono: il ministro per i rapporti con le regioni, il senatore di Forza italia Enrico La Loggia, il presidente della Camera penale di Palermo, attuale vicepresidente della commissione Giustizia della Camera, Nino Mormino, il senatore di A.N. Antonio Battaglia, eletto nel collegio di Termini Imerese, l´ex sindaco di Castelvetrano Giuseppe Bongiorno, anche lui di A.N., come del partito di Fini è anche Enzo Fragalà, della commissione Giustizia della Camera. In questo elenco ci sono, infine, anche l´attuale capogruppo al Senato di Forza italia, l´avvocato Renato Schifani e l´onorevole dell´Udc Francesco Saverio Romano, eletto nel collegio di Bagheria.

fonte: www.lastampa.it/EDICOLA/sitoweb/cronache_italiane/art2.htm


 
 
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