All’ Ill.mo Sig. Procuratore Generale della Repubblica
presso la Corte di Cassazione

Io sottoscritto, Francesco Errante, di Vincenzo e di Margherita Caminita, nato a Palermo il 18 Agosto 1969, dom.to in ../.. (Palermo),

PREMESSO :

1) che il 05 Marzo del 1999 feci ritorno in Italia dopo oltre un decennio di stabile e tranquilla residenza nel Regno Unito, per chiedere al Ministero degli Affari Esteri (vedasi all.1) di intervenire al fine di liberare mia madre da un’inaudita e quanto mai ingiustificabile condizione di privazione della sua liberta’ personale. Mia madre, Sig.ra Margherita Caminita nata a Palermo il g.01.02.1926 ma che sin dal 1990 risiede in Gran Bretagna, verso la fine del 1997 e nuovamente nell’ Aprile del 1998, e’ scampata, grazie al mio intervento, ad un reiterato tentativo di soppressione per mano del Servizio Sanitario Britannico che in quel periodo stava subendo una sostanziale ristrutturazione con massiccie privatizzazioni dei settori parasanitari. Mia madre era stata destinata per essere soppressa mediante l’uso latente di psicofarmaci volti a procurarLe inappetenza e disidratazione, cosi’ come e’ avvenuto per centinaia di altri anziani pazienti “difficili” o per meglio dire dispendiosi, deceduti nell’ambito di quello che in seguito sara’ noto nel Regno Unito come “lo scandalo dell’eutanasia involontaria”. E’ ormai assodato che vi fu’ un disegno politico volto a snellire il carico delle strutture pubbliche di ospitalita’ per gli anziani che il Governo britannico aveva da poco aperto al mercato della sanita’ privata e che pertanto dovevano rendersi piu’ appetibili ai colossi delle compagnie di assicurazione sanitaria private, come la Bupa Health Care, che ad essi mostravano interesse. Mia madre e’ tuttora trattenuta in Gran Bretagna contro la sua volonta’ e viene privata della sua liberta’ personale senza alcun titolo, per impedirLe di fare ritorno in Italia e testimoniare contro i suoi aguzzini e carcerieri e per impedirLe, inoltre, di testimoniare a mio discarico sulle accuse infamanti mosse contro di me nel tentativo di discreditarmi. A mia madre e’ impedito di aver contatti con chiunque possa aiutarLa a liberarsi o riferire sulla sua prigionia e/o volonta’ di far rientro a Palermo. E’ emblematico come non le sia apertamente consentito di ricevere visite e/o telefonate da parte di medici, legali, giornalisti e persino di Membri del Parlamento Europeo (vedasi all. 2) e tutto cio’ mentre la stessa goda della piena facolta’ di intendere e di volere, come peraltro riconosciuto in sede civile dal Tribunale di Palermo (vedasi all.3);

2) che nel Gennaio dell’ anno 2000, nel corso delle mie indagini ho intercettato e documentato il dirottamento all’estero dei pagamenti della pensione I.N.P.S. di mia madre, dandone prontamente notizia alla Procura della Rep.ca presso il Tribunale di Palermo, la quale nel Gennaio 2002 chiedeva di archiviare il procedimento ed a seguito di mia opposizione il G.I.P. riconosceva che fosse stato commesso un reato ma procedeva ugualmente all’archiviazione perche’, come si legge dal decreto d’archiviazione, “sono rimasti ignoti gli autori del reato ” (vedasi all.4);

3) che a seguito delle indagini sul dirottamento della pensione all’estero sono scaturite altre azioni legali, sia in sede penale che civile, che mi hanno portato all’ottenimento di numerosi documenti comprovanti l’attivita’ del Vice-Consolato d’Italia in Bedford, l’Ambasciata d’ Italia in Londra, il Vice-Consolato d’ Italia in Manchester, il Ministero degli affari esteri e l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale volta a favorire le corrotte “Autorita’” britanniche a discapito della Connazionale Sig.ra Caminita e di me medesimo;

4) che sebbene nel corso degli anni io abbia raccolto numerose prove documentali e testimonianze, non per ultime quelle di mia madre stessa, fortunosamente raggiunta due volte al telefono, sulle attivita’ svolte in Italia ed all’ Estero da varii settori dell’ Amm.ne pubblica italiana, tendenti ad ostacolare il rientro della Sig.ra Caminita in Italia e contemporaneamente a danneggiare la mia immagine ed il mio decoro con infamie e falsita’ d’ogni genere ed abbia io mosso pesanti e circostanziate accuse a specifici individui, con mio stupore ho dovuto assistere, in compagnia di diversi amici dall’indiscussa competenza in materia di indagini e procedimenti penali, ad una sfilza di archiviazioni di procedimenti contro tutti quelli da me, di volta in volta, individuati e denunziati con tanto di prove documentali alla mano;

5) che nel corso di una delle mie tante opposizioni alle bizzarre richieste di archiviazione, fatte, quasi sempre, dallo stesso Sostituto Proc.re della Rep.ca presso il Tribunale di Palermo, tale ENNIO PETRIGNI, ho rinvenuto una nota interna (vedasi all.5) a firma dello stesso PETRIGNI, indirizzata al di lui collega Sostituto Proc.re della Rep.ca Alessandro Di Taranto, nella quale si legge: ”Per le tue osservazioni in ordine all’eventuale riunione del procedimento n. 1891/03 RGI con il proc. n. 13495/02 I, costituente l’unico procedimento pendente. Il sottoscritto ha - in passato - trattato vari fascicoli per denuncie sporte dall’ Errante per presunti maltrattamenti subiti all’ estero dalla madre. Ho ricevuto una relazione - su mia richiesta - dall’Ambasciatore d’Italia a Londra, che mi ha riferito dell’ insussistenza delle lamentele dell’ esponente, il quale e’ fuggito dall’Inghilterra, dopo essere stato cola’ condannato per maltrattamenti in danno della madre. Allego elenco precedenti” (vedasi all.6); Per la cronaca, i due procedimenti non furono mai riuniti ed io il 23.10.2003 risposi alla richiesta di archiviazione del procedimento n.1891/03 con un’opposizione ove facevo presente al Sig. G.I.P., che “il PM asserisce che la notizia criminis è palesemente infondata e non ha compiuto alcuna indagine”, ciò perché lo stesso è convinto ch’io sia fuggito dall’Inghilterra dopo essere stato cola’ condannato per maltrattamenti in danno di mia madre. Il PM PETRIGNI sostiene che questo gli sarebbe stato scritto dall’Ambasciata d’Italia a Londra, in una relazione da egli stesso sollecitata. Quanto riferito dall’Ambasciata è soltanto una deplorevole e calunniosa infamia facente parte dell’apparato diffamatorio iniziato dal Bedfordshire County Council, ma che ormai fa acqua da tutte le parti. Riservandomi, di intraprendere tutte le necessarie azioni legali contro chicchessia, a tutela del mio decoro, con la presente opposizione chiedo la prosecuzione (l’inizio per meglio dire) delle indagini preliminari nell'ambito del procedimento anzidetto con l’acquisizione di tutte le testimonianze gia’ offerte e con quella ulteriore di.... . Chiedo inoltre che vengano perseguiti d’ufficio i colpevoli dei ripetuti raggiri che sono stati posti in essere per indurre in inganno il PM nel corso delle sue indagini.” (frode processuale) Sempre per la cronaca, l’opposizione venne dichiarata inammissibile ed il G.I.P. non si preoccupo’ di verificare quanto avrebbe riferito l’Ambasciatore, sebbene io l’avessi vivamente contestato;

6) che incuriosito dall’esistenza della relazione dell’Ambasciatore d’ Italia a Londra e da quanto riportava il PM PETRIGNI, g. 18.10.2004 depositai presso l’archivio della Procura della Rep.ca una richiesta (vedasi all.7) per estrarne copia, ma la richiesta ritornava all’archivio il g. 19.11.2004 con la scritta: “non si autorizza” a firma del PM PETRIGNI (vedasi all.8);

7) che non potendo accedere alla relazione dell’Ambasciatore perche’ il PM PETRIGNI mi nego’ l’autorizzazione, feci fede su quanto riportato dallo stesso PM e come anticipato nella predetta opposizione sicuro di non aver mai riportato alcuna condanna in alcun paese estero, g. 13.01.2005 presentai una denunzia contro l’allora Ambasciatore d’Italia a Londra, tale Luigi Amaduzzi, per i presunti raggiri posti in essere per indurre il PM in inganno nel corso delle sue indagini, ove, tra l’altro, chiedevo l’acquisizione in copia della relazione fatta dall’Ambasciatore e diretta al PM PETRIGNI e di essere informato in caso di richiesta di archiviazione (vedasi all.9);

8) che con mio ancor piu’ grande stupore la denunzia contro Amaduzzi veniva poco dopo (g. 14.02.2005) archiviata come atto non costituente notizia di reato e non si dava neppure corso all’acquisizione nel fascicolo della copia della relazione dell’Ambasciatore sebbene io l’avessi richiesta (n.428/05 mod. 45) (vedasi all.10);

9) che vista l’archiviazione della mia denunzia a carico dell’ Ambasciatore, come atto non costituente notizia di reato e visto il rifiuto da parte del PM PETRIGNI di rilasciarmi una copia della relazione fattagli dallo stesso, iniziai a sospettare che il PM PETRIGNI avesse scritto qualcosa che non corrispondesse al vero. Cosicche’, g. 14.10.2005 chiesi al PM PETRIGNI di motivare il suo rifiuto di rilasciarmi copia della relazione dell’Ambasciatore Amaduzzi (vedasi all.11);

10) che alla mia richiesta il PM PETRIGNI, g. 17.10.2005, rispondeva in modo evasivo, inviando al fax dell’Avv. Giuseppe La Rocca una copia della mia richiesta con su scritto: ”Si precisa che la negazione dell’ autorizzazione riguarda la natura del procedimento iscritto nel registro atti non costituenti notizia di reato” (vedasi all.12);

11) che sicuro del mio diritto di entrare in possesso della copia della relazione dell’Ambasciatore, g. 20.10.2005 ho depositato una reiterazione della mia richiesta di copia della relazione dell’ Ambasciatore, avvisando il PM PETRIGNI che trascorso infruttuoso il terminie di 30 giorni avrei proceduto ai sensi dell’ 328 C.P. (vedasi all.13)

12) che giorno 04.11.2005 l’Ill.mo Sig. Proc.re della Rep.ca Agg.to, Dott. Pignatone autorizzava il rilascio della copia della relazione fatta dall’ allora Ambasciatore d’Italia a Londra (vedasi all.14) e con mio sconcerto presi atto che, sebbene l’Ambasciatore avesse cercato di gettarmi addosso quanto piu’ fango possibile, mentendo, insinuando, affermando cose false e tacendo le verita’ a lui scomode, lo stesso non ebbe mai a scrivere quanto invece sostenuto dal PM Petrigni nella sua corrispondenza col PM Di Taranto, anzi, l’Ambasciatore escludeva esplicitamente ch’io fossi stato condannato nella parte in cui dice: “ il signor Errante fuggi’ dalla Gran Bretagna nel Marzo del 1999, cio’ che - secondo il diritto britanico - ha impedito lo svolgimento del regolare processo a suo carico ” (Per la cronaca, io aggiungo dei processi e non del processo a mio carico. Infatti, sono 2 le accuse mossemi dalle corrotte Autorita’ britanniche per infangarmi: la prima, quella di aver causato delle lesioni dermatologiche a mia madre a causa di un “impropio metodo di lavaggio”, STRANAMENTE proprio quando - documenti alla mano - erano i Servizi Sociali a lavarla !!! E la seconda accusa e’ che avrei minacciato di morte una interprete del Bedfordshire County Council per difendere proprio mia madre. E’ chiaro come le due accuse cozzino tra di loro. Esse, comunque, hanno dato origine a due processi a mio carico, distinti e separati, nei quali, guarda caso, mia madre e’ testimone a mia discolpa, ma allo scopo di non permetterLe di testimoniare il Bedfordshire County Council ha fatto del tutto per prospettarla al Tribunale di Luton, come non in grado di poter prendere parte ai miei processi. Il Tribunale Penale di Luton, sulla base di false dichiarazioni dell’accusa - non supportate dal ben che minimo straccio di certificati medici ed in assenza di pareri medici indipendenti - ha stabilito senza prima disporre una perizia da parte di un C.T.U., che la Sig.ra Caminita non potesse essere ammessa come teste per via delle sue condizioni mediche. Fu cosi’ ch’io ebbi la certezza che non avrei potuto aspettarmi dei processi giusti ed equi.)

13) che a seguito dell’ottenimento della corrispondeza tra l’allora Ambasciatore Amaduzzi ed il PM PETRIGNI, allo scopo di poter escludere che il PM PETRIGNI avesse potuto riportare, per errore, il contenuto di altra eventuale corrispondenza, in data 06.06.2006 ho inoltrato una nuova istanza (vedasi all.15) chiedendogli il rilascio di copia di eventuale altra relazione, fatta da chicchessia ed in possesso della Procura di Palermo, ove sia da qualche parte presente una asserzione che dica ch’io sia fuggito dall’Inghilterra dopo essere stato cola’ condannato per maltrattamenti in danno di mia madre. Ma a tutt’oggi, sebbene sia gia’ passato il termine di giorni 30, io non ho ricevuto alcunche’.

Tutto quanto sopra premesso,

E' a me, ormai, chiaro che il PM PETRIGNI, abusando della sua posizione e del suo potere, violando i doveri di chi ricopre una funzione pubblica, abbia:
A) persistentemente tentato, in piu’ occasioni, di impedirmi di avere accesso al fascicolo RGNR 925/02 allo scopo di celare il raggiro dallo stesso posto in essere ai danni del suo collega PM Dott. ALESSANDRO DI TARANTO nel corso delle sue indagini (RGNR 13495/02), volto a scoraggiarLo dal compiere ulteriori o piu’ approfondite indagini che avrebbero potuto portare a delle macroscopiche incongruenze con le sue conclusioni o per meglio dire con le indagini che egli avrebbe dovuto fare e non ha fatto ed in primo luogo e’ da rilevare come il PM PETRIGNI non abbia mai chiesto alla Sig.ra Caminita di riferire sui fatti oggetto delle mie denunzie di cui la stessa e’ parte lesa e come se cio’ non bastasse non ha dato neanche seguito alle mie richieste di incidente probatorio ove io ho sempre chiesto e mai ottenuto che la Sig.ra Caminita venisse ascoltata. Cio’ con grave pregiudizio dei suoi diritti e delle prospettive di un suo riottenimento della liberta’ personale;
B) archiviato la mia denunzia contro l’allora Ambasciatore Amaduzzi (vedasi all.9), come atto non costituente notizia di reato al solo scopo di impedire che la denuncia passasse per le mani del Giudice per le indagini preliminari e che si rilevasse o venisse fatto da me rilevare che a diffondere notizie false, altamente lesive del mio decoro e delle mie prospettive di successo giudiziario delle mie denunzie, fosse stato proprio lui;
C) omesso di chiedere la riapertura delle indagini sull’appropriazione indebita degli assegni dell’I.N.P.S diretti alla Sig.ra Caminita, sebbene nuovi ed importanti elementi a riguardo siano emersi dal contenuto del rapporto della Vice-Console Maria Lucia Corneli che l’Ambasciatore Amaduzzi ebbe ad allegare alla sua relazione e dal quale si evince chiaramente chi sia stato ad incassare all’ estero gli assegni della pensione della Sig.ra Caminita a sua completa insaputa.

Con riserva di costituzione di parte civile,

Chiedo

1) che si proceda per tutti i reati e/o illeciti disciplinari che dovessero emergere dalla superiore esposizione dei fatti;

2) di essere informato nel caso di richiesta di archiviazione ai sensi dell’art. 408 c.p.p.

Distintamente ossequia

Addi' 10 Luglio 2006

Francesco Errante

Repubblica 21 marzo 2002 pagina 4 sezione: PALERMO

La prescrizione cancella l' ultima inchiesta su Pizzo Sella, quella sui politici e gli amministratori che erano accusati di aver permesso lo scempio. L' inchiesta del pm Ennio Petrigni è stata una corsa contro il tempo, ma non è bastato: il dicembre del 2001 ha segnato l' ultimo termine e ha imposto allaProcura un' archiviazione per prescrizione. È stata firmata dal gip Daniela Galazzi. La decisione riguarda gli ex assessori, i capi ripartizione dell' Edilizia privata e i funzionari comunali che si alternarono fra il ' 78 e il ' 79: Sebastiano Purpura, Salvatore Inzerillo, Antonino Cardella, Giuseppe Pollaci, Diego Marino, Eugenio Cannata, Giuseppe Laudicina, Giuseppe Verace, Giuseppe Carpintieri, Giuseppe Tesoriere, Antonino Catalano, Renato Zappulla, Francesco Mosciaro, Francesco Cuttitta ed Ermanno Cascio. Erano tutti indagati per il reato di lottizzazione abusiva, accusati dalla Procura di aver dato il via libera, in commissione edilizia, alle concessioni per Pizzo Sella. Dopo vent' anni di denunce, era questo il capitolo più delicato di tutto lo scandalo: chi al Comune e in cambio di cosa aveva permesso la speculazione su Pizzo Sella? Correva il 1978: tutte le licenze, ben 314, furono assegnate a una sola persona, Rosa Greco, moglie del costruttore Andrea Notaro e sorella del «papa» della mafia, Michele Greco. Le indagini della Procura di Palermo e del Nucleo operativo dei carabinieri hanno già accertato le responsabilità di alcuni funzionari di Palazzo delle Aquile e degli imprenditori. Adesso si attende la sentenza della sesta sezione del Tribunale per la regia mafiosa di tutta l' operazione. Le 169 villette restano su Pizzo Sella, ormai confiscate definitivamente, in attesa di una decisione del Comune. Riutilizzazione a fini sociali o abbattimento? I proprietari, che ancora vi abitano, oppongono ricorsi di fuoco al tribunale civile. Intanto, però, gli ex amministratori finiti sotto inchiesta puntano a un' assoluzione piena. E hanno presentato ricorso in Cassazione contro l' archiviazione per prescrizione: «Compito della commissione comunale edilizia non era entrare nel merito delle pratiche - spiega uno dei legali, l' avvocato Giuseppe Gerbino - ma solo occuparsi del decoro delle costruzioni. E poi, sul ruolo degli amministratori si era già pronunciato nell' 89 il giudice istruttore di Palermo, escludendo qualsiasi responsabilità». -Salvo Palazzolo

MAFIA, PERQUISITE CASE DI CIANCIMINO IN TUTTA ITALIA Maxi perquisizione dall'alba di oggi della Dia di Caltanissetta, coordinata dalla Procura, nelle abitazioni di Massimo Ciancimino. Secondo quanto apprende l'ADNKRONOS, alle 6 di questa mattina, decine di agenti della Direzione investigativa antimafia si sono presentati nell'appartamento palermitano di Massimo Ciancimino, in quello di Bologna, in quello del suocero del figlio dell'ex sindaco di Palermo, ma anche dei fratelli, dell'anziana madre, e di altri parenti ma anche amici. Sembra che gli uomini della Dia fossero alla ricerca della fotografia del 'signor Francò, l'uomo dei servizi segreti che avrebbe svolto un ruolo importante nella cosiddetta 'trattativà tra lo Stato e Cosa nostra subito dopo le stragi del '92. In casa della sorella di Ciancimino, Luciana, che abita a Palermo, gli uomini della Dia hanno rinvenuto un manoscritto del padre, Vito Ciancimino, in cui si fanno i nomi di Silvio Berlusconi, Marcello Dell'Utri, degli imprenditori Bonura e Buscemi e di Pizzo Sella, la borgata nei pressi di Mondello dove sono state costruite decine di ville abusive. «Sono sereno -ha detto Ciancimino- e continuo ad essere a disposizione dei magistrati, avendoli io stesso invitati a cercare altro materiale». Sequestrati anche documenti e computer ritenuti «interessanti».